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Azione ed intenzione

Autore: Michele Mazzi

Durante una recente visita al Museo della Scienza di Monaco di Baviera, tra i tanti esperimenti interattivi che sono a disposizione dei visitatori ne ho trovato uno particolarmente interessante rispetto all’Aikido, e alla mia eterna difficoltà di spiegare ad un non praticante che cosa l’Aikido sia e che cosa possa trovarvisi dentro.

L’esercizio consisteva nell’utilizzare un semplice “filo a piombo”: un sottile filo con un piccolo cono di piombo all’estremità, solitamente utilizzato dai muratori per verificare la perpendicolarità dei muri in costruzione.

Una volta preso il filo tra pollice ed indice, si deve cercare di mantenere il pendolo immobile sopra un punto, un “pallino” disegnato. Già questo non è facile….

Viene poi chiesto di focalizzare l’attenzione su un diverso punto di riferimento (una lettera “A” nel caso specifico, disegnata a circa 10 cm dal pallino), cercando al contempo di non spostare il piombo: pendolo sul pallino e sguardo sulla A.

Immediatamente, per quanto si cerchi di rimanere fermi sul nostro “pallino”, il filo a piombo tende verso il punto su cui è focalizzata la nostra attenzione.

Effettuando un passaggio ulteriore, viene richiesto al visitatore di fissare contemporaneamente l’attenzione su due punti (la lettera A di prima e una lettera B, a circa 10 cm dal lato opposto del “pallino”): ecco che il pendolo inizia ad oscillare tra i due punti; in realtà ci si accorge immediatamente che la prima ad oscillare è l’attenzione, che salterà alternativamente da un punto ad un altro nell’impossibilità di fissarne due contemporaneamente.

Il pendolo funge da elemento rilevatore che rende palesi micromovimenti solitamente invisibili.

Ma attenzione, il pendolo mette in luce movimenti del corpo che sono conseguenza di oscillazioni della mente. Niente di esoterico, solo un po’ di neurofisiologia e di fisica: è uno strumento di misura indiretto.

L’azione desiderata è “tenere il pendolo fermo” ma, perturbata dal fatto che la nostra intenzione è altrove, diverrà imprecisa e approssimativa.

Invertendo l’esercizio, potremmo cercare di rimanere fermi sull’obiettivo (il pallino) mantenendo su di esso sia l’azione che l’intenzione: fisso il pallino e cerco di tenere il pendolo su di esso.

Considerato il gioco di partenza, una qualsiasi perturbazione esteriore o interiore ci allontanerà dal nostro obiettivo: un rumore, l’avvicinarsi di una persona, di un cane di un insetto, un pensiero, il suono del telefono, un odore…sposteranno il piombo dal pallino.

L’aikido è il pendolo. L’Aikido è molte cose, ma è anche il pendolo. L’intenzione alla base dell’azione è perturbata da elementi esterni ed interni (presenze, elementi fisici, pensieri, paure, desideri, passioni, etc.);  il nostro partner, uke, ha il ruolo fondamentale di perturbarci in modo regolato, incarnando una relazione umana “perturbatrice” ma non così ostile da farci chiudere percezioni e sensibilità e privandoci di possibilità di crescita. Uke tenta di allontanare la nostra azione dalla nostra intenzione ed evidenzia le nostre incertezze, ma mai così tanto da impedirci di portare a termine la tecnica.

Possiamo avere intenzioni chiare che eseguiamo in modo indeciso, titubante, insoddisfacente o, ancora più difficile, cerchiamo di eseguire azioni chiare a fronte di intenzioni vacillanti.

 

L’Aikido ha la capacità di rivelare il mancato allineamento tra azione ed intenzione, ai praticanti il resto.

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