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Relazione tra Uke e Tori: l'Aikido come il campo elettrico ed i legami tra gli atomi, P.1

Autore: Alessandro Meloni

È cosa ormai nota a tutti, l'Aikido è l'arte marziale della "relazione": Uke e Tori hanno 2 ruoli che portano allo sviluppo dell'Aikido stesso, del suo concetto e, solo in secondo luogo della tecnica, trascurando temporaneamente la marzialità cosa da cui, in realtà, non si può prescindere (d'altra parte trattiamo ancora di un'arte marziale...).

 

È però doveroso chiedersi: come nasce la relazione tra Tori ed Uke?

Dalla presa o dall'attacco? Dal momento in cui si inizia con Irimi? Le risposte sono corrette o, matematicamente parlando, condizioni necessarie, ma non sufficienti. Eh sì perché il tutto comincia con lo sguardo, o ancor meglio con l'intenzione!

Si rientra così nei concetti di Zanshin e Shisei: il primo concetto come base della relazione, il secondo per la trasmissione lo sviluppo della stessa. Il controllo e l'attitudine, in due parole.

 

Ma questo modo filosofico e la terminologia possono confondere... prendiamo quindi come esempio un rapporto tra fidanzati:

se questi non convivono si può dire che hanno una relazione? Certo! Le telefonate, i messaggini, il pensiero, sono tutte forme di relazione non fisiche che determinano un rapporto! Lo stesso effetto ha lo sguardo, come già affermato. 

Ma gli esempi possono essere infiniti... dal pescatore che sente e vive per il galleggiante e l'artificiale, al tiratore al piattello, al tennista quando effettua la tecnica del servizio.

 

Ma passiamo ad un qualcosa di più complicato... i parallelismo con il vasto e meraviglioso mondo della scienza!

 

Prendiamo, trascurando gli studi dietro ad essa, la Legge di Coulomb e due piccole carica q1 e q2:

 

F = k×(q1×q2)×(1/d2)

 

Dove k è una costante (che non ci interessa) e d è la distanza tra le due cariche (trascurandone il segno)

Il parallelismo sta dunque nel fatto che la relazione sta alla forza, come le cariche stanno ai praticanti.

 

Essa, brevemente, afferma che la forza che si ha tra due cariche è direttamente proporzionale al prodotto delle stesse ed inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Ma cosa significa questo? Che tanto maggiore è la distanza, tanto minore è la "relazione" tra Aikidoka, ma essa è massima al momento del contatto! 

Dal punto di vista di chi scrive è però importante sottolineare i concetti precedentemente evidenziati: senza l'intenzione, l'azione, l'attitudine ed il voler applicare i principi stessi, il tutto non funziona.

 

Tornando a questa matematica e fisica interpretazione, è naturale pensare che se una persona è distante da me non potrà effettuare azione su di me, ed io non potrò avere una reazione (ovviamente non comprendendo lanci di coltelli, tiro con l'arco e scene alla "Mezzogiorno di Fuoco"): man mano che questa si avvicina, va da sé che, la distanza diminuisce e perciò la relazione si fa sempre più forte! 

È logico che se io mi trovo a Pistoia e un'altra persona si trova in Galles non c'è relazione marziale, ma neanche se fosse ad 1km... fatto sta che per le cariche non è così, per quanto si possano allontanare, la forza elettrica non sarà mai zero. Noi non siamo certo cariche elettriche, ma viaggiando con il pensiero potremmo invece affermare il contrario... ipotizzando di poter praticare con qualcuno, tralasciando la vita di tutti i giorni, ed immaginando di poter andare ad uno stage futuro!

 

La relazione nasce prima, è un concetto profondo e filosofico: non conosciamo il partner, ma quando saliremo sul tatami sapremo che avranno inizio delle relazioni tra aikidoka, seppur brevi e circoscritte all'ambito della pratica, poi viene l'intenzione e la tecnica a seguire, sul tatami, il tutto avvolto... dall'attitudine! Il mood che dovremo sempre avere nella pratica.